Skip to main content

AudioGuida 17

Pala Morganti e Sala Grande

  • 17_-_Pala_Morganti_e_Sala_Grande.mp3

La narrazione è divisa verticalmente da una fantasiosa architettura. Nella parte inferiore ha luogo la scena della resurrezione di Lazzaro: in primo piano le due sorelle Marta e Maria si inginocchiano al cospetto di Cristo, che ha appena compiuto il miracolo. Dietro, Lazzaro, con un’espressione attonita, cerca di liberarsi dal bendaggio, circondato da una folla di increduli.

Nella parte superiore l’arcangelo Michele lotta con il drago, affiancato da due angeli. Questa raffigurazione è interpretabile come la lotta tra gli angeli e i demoni, tra il bene e il male.

Il dipinto fungeva da pala d’altare della chiesa fanese di San Michele, sita accanto all’Arco di Augusto.

Nel 1532 fu indetta una gara per la realizzazione dell’opera, vinta dal bozzetto di Bartolomeo Morganti, che firmò la tavola con il figlio Pompeo, come si può leggere nel cartiglio in basso a destra. Notevole fu l’influenza di Bartolomeo e Pompeo Morganti sulla cultura artistica locale.

I due pittori, di origine fanese, contribuirono a creare quella corrente, più volte definita “manierismo metaurense”.

Il Rinascimento, segnato da Raffaello, Michelangelo e Leonardo, aveva influito sugli artisti di seconda generazione, che condussero i canoni di classicismo e armonia, cari al Rinascimento, verso una maggiore drammaticità ed espressività.

Con il termine “manierismo” si designa questo processo, cui non furono esenti i pittori Morganti.

Osservando la pala, infatti, è possibile cogliere figure definibili a tutti gli effetti “rinascimentali”, ma rivisitate da una linea nervosa, convulsa e dinamica.

 

Alla tua sinistra incontrerai il David con la testa di Golia, del Domenichino.