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TESORI SVELATI

LA CARRIERA MILITARE DI ERNESTO BACCON

 

Ernesto Baccon nacque il 7 Novembre 1880.

Iniziò la sua carriera militare come allievo nella Reale Accademia Navale il 16 agosto 1897. Successivamente divenne Guardiamarina nel corpo dello Stato e dal 16 dicembre 1900, Maggiore Generale della Marina.

Arruolato nel contingente militare di prima categoria nel compartimento di La Spezia, venne nominato Sottotenente di vascello dal 1 febbraio 1903 ed in seguito ottenne la promozione a Tenente di vascello dal 1 agosto 1908.

Fu punito con un mese di arresti in fortezza del Varignano, edificio militare situato in provincia di La Spezia, per grave mancanza disciplinare dal 5 maggio 1907 fino al 4 giugno dello stesso anno.

Dal 1 marzo 1912 ottenne l’incarico di Ufficiale Istruttore Supplente del Tribunale di Venezia.

Il 3 aprile 1913 ricevette un encomio solenne, ribadito più volte all’interno della sua carriera, proprio per sottolinearne l’importanza: nell’esercizio del comando militare del piroscafo requisito “Europa” (una nave appoggio idrovolanti e sommergibili) diede prova di tatto ed energia compiendo molto lodevolmente gli incarichi affidatogli durante la guerra.

In qualità di Tenente di Vascello ebbe il comando dell’unità operativa del Regio Sommergibile F3: pronta nel 1916, l’unità nel dicembre venne destinata ad operare nella sede di Venezia nell’ambito del Gruppo Sommergibili di base ad Ancona. Impiegato prevalentemente in missioni offensive lungo le coste nemiche del litorale adriatico, dopo il conflitto, l’F3 venne messo in disarmo e radiato nel settembre del 1919.

A seguito della guerra Italo – Turca del 1911-1912 Baccon fu autorizzato a fregiarsi della medaglia commemorativa di tale guerra.

A maggio del 1917 divenne anche Cavaliere della Corona d’Italia per statuto legale.

Si sposò con Maria Luisa Videlli nell’agosto del 1919, previo assentimento del 17 luglio 1919.

Dopo il matrimonio fu autorizzato a fregiarsi della Croce d’oro per anzianità di servizio, istituita l’8 Novembre 1900.

Fu autorizzato a fregiarsi anche della medaglia commemorativa della Prima Guerra Mondiale, istituita il 29 luglio 1920, e ad apporre sul nastro le fascette relative agli anni di guerra combattuti.

Ottenne anche laCroce al merito di guerra il 19 gennaio 1918, in commutazione dell’encomio solenne riportato dal decreto reale del 3 aprile 1917.

Fu premiato anche con la medaglia d’argento al valore militare: “ha seguito più di 50 missioni di guerra come ufficiale e comandante di sommergibili, la maggior parte sotto la costa avversaria e molte volte in zone di mare particolarmente pericolose. Ha sempre dimostrato serietà, tenacia e, in incontri col nemico, qualità combattiva.” Venne fregiato, infine, della medaglia al ricordo dell’Unità d’Italia istituita nel 1922.

Fu trasferito al dipartimento militare di Pola per disposizione ministeriale dell’11 giugno 1921 e poi al comando militare di Venezia.

Destinato al Corpo di Stato Maggiore della Marina dal 12 ottobre 1923 al 10 Novembre 1925, fu autorizzato a fregiarsi della medaglia interalleata della Vittoria, istituita nel 1920.

Dal 9 marzo 1926 fu destinato al comando della Marina Militare di la Spezia .

Più tardi, sempre nel 1926 divenne comandante di fregata del Pantera, una nave esploratrice e cacciatorpediniere della Regia Marina impiegata durante la Seconda Guerra Mondiale con base in Eritrea.

Nel 1931 Baccon si trova nell’equipaggio dell’Alberto di Giussano, che il 5 febbraio dello stesso anno, entra a far parte della Regia Militare.

Dagli archivi, si ritrova una lettera di cordoglio datata 15 ottobre 1932, da parte dei Comandanti e degli Ufficiali della IV Divisione dell’Alberto di Giussiano che salutano con ammirazione l’Ammiraglio Ernesto Baccon, consegnandogli l'Insegna di Comando.

Nel 1940 Baccon riceve dal Sottosegretario di Stato per la Marina una comunicazione in cui viene disposto il suo richiamo in temporaneo servizio attivo, rimanendo a disposizione della CIAF (Commissione Italiana dell’Armistizio con la Francia).

 

DOCUMENTI RITROVATI NEI DEPOSITI DEL MUSEO

 

Dal quotidiano “Il Popolo Toscano” del 24 agosto 1926

Stamani alle ore 11:00 si è svolta a bordo del R. esploratore “Pantera” una cerimonia di carattere eminentemente patriottica sia perché con essa le Donne lucchesi consegnarono alla R. Nave la  bandiera di combattimento, sia perché nella stessa cerimonia, l'anima delle città sorelle: Lucca e Livorno si fonderono in un palpito ed in un proposito inneggianti ai fini gloriosi della nostra grande Patria.

Il Pantera è comandato dal capitano di fregata Baccon.

La nave s'intitola “Pantera”, simbolo della città di Lucca.

I Lucchesi offrendo questa bandiera alla bella e possente nave “Pantera”sono sicuri che essa sventoli vittoriosa per le conquiste pacifiche, e ove occorra ruente, d'Italia nel mondo.

 

IL Discorso della Madrina, Mariù Guidi-Penaglia:

“Il glorioso vessillo d'Italia che le donne Lucchesi hanno voluto che fosse donato al R. Esploratore Pantera viene oggi consegnato a Voi, Eroico Comandante e affidato al valore Vostro e dei Vostri marinai.

L'anima di tutta Lucca è qui presente ed esula per questa cerimonia!

La bella nave che è superba unità della nostra magnifica Armata, sia sempre di monito ai nemici di dentro e di fuori, di sprone a voi tutti all'amore più ardente di Patria.

Con tutta la fede di Lucca agli auspicali destini della grande Italia, grido: Viva il Re! Viva la Marina Italiana!”

 

Parla il Comandante del “Pantera

“Con profonda commozione e somma riverenza, il Comandante del “Pantera” accoglie dalle vostre bianche mani, o Gentil Dama, la sacra Bandiera che le donne di Lucca offrono, nel loro alto patriottismo e vivo amore per la Marina Italiana. Ed è in nome di questa, che oggi fraternamente col pensiero tutta ci assiste, oltre che in quello mio, del mio Stato Maggiore e del mio Equipaggio, che oggi ho l'ambita fortuna di porgervi – con sobrietà marinara ma con animo vibrante,- l'espressione della mia più fervida riconoscenza.

Siamo grati a Voi, insigni rappresentanti della Lucchesia, che dalla simbolica fiera che adorna gli scudi delle vostre terre, traeste ispirazione per nobilitare il nome di questa Nave, associandolo alla memoria gloriosa dei fasti di tre millenni di storia, di secoli di lotte eroiche per l'indipendenza comunale, di pregiate industrie, di rigogliosi commerci e di eccelse manifestazioni di Arti e di Scienze.

Ci inchiniamo a Voi, Eccellentissimo Monsignore, che avete voluto rendere, con la vostra presenza, più solenne il rito col quale nella nostra Fede immortale benediceste allo spirito generoso ed ardente che anima la Marina Militare Italiana.

Ammiriamo in Voi, egregio Ammiraglio, il vivo entusiasmo con cui guidate il vostro sodalizio nella patriottica propaganda per ricondurre tutti gli italiani al mare, assecondando con la vostra opera quel mirabile slancio ridestato nella nostra razza dal Governo Nazionale qui impersonato a un grande ed eroico cittadino di Livorno fulgido esempio di ogni virtù navale ai suoi camerati di un tempo.

Ringraziamo, infine, le numerose signore che hanno voluto con la loro grazia inghirlandare questa sagra navale; ringraziamo ogni autorità qui convenuta o rappresentata e i cittadini di Lucca e dell'ospitale Livorno assicurando che noi siamo sensibilissimi alle loro manifestazioni di affetto.

Nel ricevere questo dono prezioso, simbolo della fede incrollabile, delle speranze invitte, dell'amore inestinguibile che unisce e cementa la nostra stirpe, il Comandante, gli Ufficiali e l'Equipaggio del “Pantera” rinnovano il giuramento fatto alla Patria.

Donne gentili della Lucchesia, noi vi promettiamo di appuntare su di esso i nostri sguardi, vigili e appassionati, sia che rimanga tra le murate di questa nave, sia che garrisca al vento nei giorni solenni. E se saremo chiamati a mostrarlo negli azzurri campi ondosi, ove si debbano decidere i destini d'Italia, noi vi giuriamo che il “Pantera” si lancerà alla prova con l'impeto della belva e che questa bandiera, sarà coronata dalla vittoria, oppure discenderà negli abissi con noi.

Equipaggio! Le donne di Lucca offrono alla nostra Nave la bandiera di combattimento, opera squisita delle loro mani, nella quale è rinnovata l'arte per cui già rifulse nel mondo il nome della loro città, ma voi pure ammirando la preziosità artistica del drappo, meditate sull'impegno solenne che assumete nel riceverla. Considerate la moltitudine di viventi e di eroici trapassati che rappresentati da fiammeggianti stendardi qui lo hanno scortato, quale sintesi delle loro più care ed ardite speranze. Ammirate l'alto amore di cui esso è soffuso, la passione sublime con cui esso è offerto: Passione, che è la stessa che inumidiva gli occhi delle vostre madri, quando, dopo avervi educato al culto e alla dedizione generosa alla Patria, vi benedirono trepidanti allorché lasciaste le vostre case per accorrere sotto la bandiera. Salutate il vessillo smagliante che ora per la prima volta sarà trionfalmente al picco della vostra Nave riaffermando il Santo proposito di servirlo, esaltarlo e difenderlo per la maggior gloria della Patria e del Re.”

 

Consegna della nave Alberto di Giussano – 5 febbraio 1931

In una lettera di archivio datata 5 febbraio 1931, si parla della consegna della nave “Alberto Giussano” alla Regia Marina, pronta ad alzare bandiera militare. Ernesto Baccon si rivolge al suo equipaggio definendo la nave militare un “complesso ordigno di guerra e poderoso strumento militare”.

 

Oggi che l'Alberto di Giussano, questo poderoso complesso di perfetti meccanismi, è stato consegnato alla Regia Marina, propongo un plauso alla Ditta famosa che con grande ardimento ne ha assunta la costruzione, ed ai suoi dirigenti ed artefici, che con vero amore ne hanno ultimato l'allestimento, ottenendo risultati sino ad ora insuperati, che tornano ad onore e vanto della Nazione tutta.

Auguro che una pronta e rapida ripresa dei commerci nazionali e mondiali, permetta che numerose ed ancor più importanti nuove costruzioni le siano affidate, sì che l'Ansaldo possa aggiungere nuovi ed abbondanti allori a quelli che nella sua lunga vita essa ha già così brillantemente conseguito.

 

Bozza del discorso all'equipaggio

Alzata della Bandiera da Guerra

Ufficiali! Equipaggio dell'Alberto di Giussano!

La nostra bella, veloce e potente Nave sta per alzare la bandiera militare entrando a far parte della Regia Marina. All'attuale drappo ne verrà sostituito un altro che, -oltre i tre colori, simboli delle speranze invitte, della fede incrollabile e dell'amore inestinguibile che unisce cementa i cittadini d'Italia tutti – ed allo scudo Sabaudo – della cui Alta Famiglia un membro, a bordo presente, seguendone le millenarie tradizioni, addita a noi la via del dovere, - porta il simbolo supremo delle Maestà del Re.-

Questo emblema che esprime la sintesi di secoli di travagli, di martiri e di glorie della nostra stirpe, viene affidato alla Nave perché esso sventoli alto e fiero, sempre ed ovunque.

Spetta quindi a noi di imparare ad operare questo complesso ordigno di guerra, si che, alla potenza delle sue armi ed alla perfezione dei suoi meccanismi, corrispondano la saldezza dei propositi e la cosciente armonia delle opere. - Diverrà così “l'Alberto Giussano” quel poderoso strumento militare che, colla generosa dedizione in pace, e coll'efficace ardimento e sacrificio in guerra, adempirà serenamente al compito che la Patria gli affida.

Ed ora, mentre il nuovo sacro vessillo salirà smagliante a poppa della nostra bella Nave, riaffermiamo in noi il saldo proposito di sempre servirlo, esaltarlo e difenderlo per la maggior gloria della Patria e del Re.

Alza Bandiera!

Viva il Re!

 

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